Questo blog è destinato solo e specificamente alla pubblicazione di atti e interventi relativi alla iniziativa di astensione alle elezioni del C.D.C. dell’A.N.M. che si terranno dall’11 al 13 novembre 2007.
Pubblicheremo qui poche cose, per non “appesantire” la lettura con un accumulo di “materiali”.
Questo blog, coerentemente con la logica dell’iniziativa astensionistica, non costituisce “gruppo”, né “corrente”, né alcun tipo di stabile aggregazione.
Tratta di una iniziativa del tutto “trasversale” e “aperta”.

Diversamente da quanto accade normalmente nei blog, gli articoli di questo blog non sono ordinati cronologicamente, ma logicamente, secondo uno schema di lettura che va dall'alto in basso.

Dunque, gli articoli più in evidenza non sono necessariamente gli ultimi pubblicati e le date degli stessi vengono modificate per mantenere l'ordine logico.


lunedì 8 ottobre 2007

Perché ci asteniamo


Pubblichiamo un intervento di Giuseppe Saieva sul tema dell’astensione alle elezioni del C.D.C. [Comitato Direttivo Centrale] dell’A.N.M. [Associazione Nazionale Magistrati], che, illustrando la posizione di Controcorrente, mette in luce come l’esigenza di un radicale cambiamento nelle prassi correntizie dell’A.N.M. e, purtroppo, del C.S.M. sia ormai di una evidenza e indifferibilità tali da essere patrimonio comune di persone e gruppi delle più diverse sensibilità e provenienze. L’astensione costruttiva nella quale ci stiamo impegnando è dunque corale. Non un nuovo “gruppo”, ma un nuovo impegno comune a tanti.


di Giuseppe Saieva
(Sostituto Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Roma)

Abbiamo più volte apertamente ribadito di non essere più disposti a tollerare che una lobby di poche decine di magistrati, attraverso il controllo del C.S.M. e dell'A.N.M., continui a condizionare tutta la nostra vita professionale, dall'inizio dell'uditorato al pensionamento.

Non è stato per noi difficile far convergere su posizioni fortemente critiche e di conseguente rottura il consenso di quei colleghi che, di fronte alle solite logiche dell'appartenenza, non sono più disposti a lasciarsi guidare per mano alle prossime scadenze elettorali fino al seggio, per conferire l'ennesima delega in bianco a coloro che vogliono perpetuare le posizioni di potere e di privilegio conseguite, rinnovando così quella polizza assicurativa che li metterebbe al riparo da rischi disciplinari, da pericolosi isolamenti o ghettizzazioni e che all'occorrenza consentirebbe loro di formulare una qualsiasi istanza senza inutile dispendio di tempo e di energia.

Non molti hanno dimostrato la propria disponibilità a disperdere i frutti di ciò che hanno seminato nel corso degli anni, prestando sempre adesione incondizionata alle decisioni dei leaders correntizi, recandosi puntualmente ad acclamare i candidati "prescelti", non lesinando pubblicamente parole di stima e di approvazione, ma riservandosi di esprimere solo in privato con i colleghi più fidati qualche parola di malcelata disistima o delusione. Abbiamo escluso - in quanto meramente utopistica - l'idea di poter battere le oligarchie correntizie, sfidandole a confrontarsi in una conta democratica e abbiamo concordato sul fatto che la proposta astensionistica fosse l'unica strada percorribile per denunciare pubblicamente il nostro dissenso e la nostra protesta.

Abbiamo approvato e sostenuto, con convinzione, che l'astensione dalle consultazioni elettorali fosse, da un lato la logica conseguenza dell'indifferenza, della disaffezione e del distacco maturati per gli apparati correntizi e, dall'altro, il modo più efficace per manifestare apertamente il nostro dissenso nei confronti degli apparati e dei loro canditati, scelti solo apparentemente nelle assemblee dalla base, ma, di fatto, da tempo individuati, cooptati e lasciati maturare, per imparare adeguatamente il "mestiere" e poter dare al contempo buona prova di affidabilità.

Abbiamo approvato e sostenuto la scelta astensionistica, attribuendole il valore di un autentico schiaffo a chi da sempre, oltre a mantenere intatto il controllo totale del sistema, ha dimostrato grande attenzione nel mantenere il sistema stesso assolutamente compatto, almeno in apparenza, scongiurando spaccature all'interno della magistratura per non indebolire l'immagine dell'ordine giudiziario e soprattutto la rappresentatività all'esterno dei vertici associativi.

Siamo tuttora fermamente convinti che un grande successo astensionistico evidenzierebbe la crisi di rappresentanza degli apparati e la difficoltà per gli stessi di poter rappresentare da soli l'intera corporazione come un monolito in grado di resistere a qualsiasi attacco esterno.

L'unanimità delle opinioni all'interno della magistratura è una presunzione semplice, elevata a dignità di postulato dalle oligarchie correntizie.

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